Secondo un nuovo orientamento della Cassazione, se la società di persone vince in giudizio contro l’Agenzia delle entrate, l’effetto della sentenza si estende anche ai soci che non hanno proposto ricorso o che, ricorrendo, sono rimasti soccombenti. È questo il tema della nuova puntata della rubrica “Diritti e Tributi” che il professore e avvocato tributarista Alessandro Dagnino tiene sull’emittente TRM.
Nell’intervento Dagnino ricorda la prassi per cui l’avviso di accertamento viene comminato sia alla società di persone che, pro quota, ai componenti della società i quali possono altrettanto impugnare la pretesa tributaria. “Alla luce del principio del litisconsorzio necessario – spiega Dagnino – poiché i debiti dei soci dipendono dal debito della società, eventuali giudizi contro la pretesa tributaria dovrebbero tenersi congiuntamente perchè non può accertarsi l’esistenza del maggior reddito nei confronti dei soci se prima non si è accertato il maggior reddito prodotto dalla società”. Accade purtuttavia che i soci non propongano ricorso avverso l’avviso di accertamento impugnato nei loro confronti. Il Fisco mentre è pendente il ricorso con la società potrebbe quindi iscrivere a ruolo la pretesa. In tal senso, il 14 dicembre scorso la Corte di Cassazione ha affermato che “qualora la società ottenga ragione – ha concluso Dagnino – il risultato positivo si trasmette in capo ai soci anche se gli stessi non hanno proposto ricorso e abbiano subito gli effetti della definitività dell’avviso di accertamento emesso nei loro confronti”.
Qui l’intero video dell’intervento