La direttiva 2024/1760/EU, recentemente pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’UE, imporrà alle imprese incluse nel suo ambito di applicazione di adottare misure concrete per prevenire, mitigare o minimizzare gli impatti sui diritti umani e sull’ambiente che possono derivare dalle operazioni proprie e da quelle delle loro catene di valore. Il presente contributo analizza i potenziali impatti del quadro normativo, prendendo come riferimento il documento denominato “The Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD): an analysis of the potential economic and legal impacts” di Banca d’Italia.
Elementi chiave della direttiva sulla due diligence di sostenibilità aziendale
Il 24 aprile 2024, dopo lunghi negoziati, il Parlamento europeo ha adottato il testo finale della direttiva 2024/1760/EU (“Corporate Sustainability Due Diligence Directive” o “CSDDD”), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’UE il 5 luglio 2024.
La CSDDD impone alle imprese rientranti nel suo ambito di applicazione nuovi obblighi per prevenire e mitigare gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente.
Gli obblighi ivi stabiliti riguardano le violazioni effettive e potenziali dei diritti umani e gli impatti ambientali negativi causati da:
- le operazioni proprie delle società;
- le operazioni delle loro controllate;
- le operazioni lungo la catena di attività, sia a monte (produzione di beni, fornitura di servizi) sia a valle (distribuzione, trasporto e stoccaggio dei prodotti).
Le società che rientrano nell’ambito di applicazione della CSDDD dovranno integrare la due diligence sui rischi legati ai diritti umani e sui potenziali danni ambientali utilizzando un approccio basato sul rischio, il che significa che, laddove non sia fattibile affrontare contemporaneamente tutti gli impatti negativi identificati, le società devono prioritizzare le loro azioni in base alla gravità e alla probabilità degli stessi.
Per adempiere a tale obbligo le società dovranno sviluppare una politica di due diligence, redigere un codice di condotta (da sottoporre anche alle controllate e ai partner commerciali) e fornire una descrizione del processo e di attuazione della politica di due diligence, incluse le misure per verificarne la concreta applicazione.
L’articolo 22 della CSDDD richiede, inoltre, alle società di elaborare e attuare piani di transizione per ridurre le emissioni climalteranti, affinché il modello di business e la strategia aziendale siano compatibili con gli obiettivi di contenimento del riscaldamento globale entro i 1,5 °C imposti dall’Accordo di Parigi. Il piano di transizione è lo strumento attraverso cui l’Unione Europea mira ad assicurare l’integrazione dei fattori ESG nei piani di risk management delle imprese, con l’obiettivo di agevolare la transizione economica verso modelli di business più sostenibili.
Per una panoramica dei principali obblighi normativi imposti dalla CSDDD e un’analisi delle società rientranti nel suo ambito di applicazione, si rinvia al contributo “Direttiva 2024/1760/EU (CSDDD): come cambiano le regole per gli imprenditori” pubblicato in data 6 luglio 2024.
Profili innovativi della CSDDD rispetto alle altre normative ESG dell’Unione Europea
La Corporate Sustainability Due Diligence Directive segna una significativa svolta nel quadro normativo dell’Unione Europea in materia di responsabilità d’impresa. Questa direttiva si distingue nettamente dalle precedenti, come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), introducendo un approccio più interventista.
Infatti, mentre le normative precedenti si basavano principalmente su obblighi di trasparenza, confidando nella capacità dei mercati di orientare le scelte di consumatori e investitori verso aziende con migliori prestazioni di sostenibilità, la CSDDD impone alle imprese obblighi sostanziali, richiedendo un’azione proattiva nella gestione degli impatti ambientali e sociali lungo l’intera catena del valore.
Questo cambio di paradigma rappresenta un passaggio cruciale: si passa da un modello fondato sulla disclosure e sugli incentivi di mercato, a un sistema che esige un impegno concreto e misurabile da parte delle imprese. La CSDDD non si limita a promuovere la trasparenza, ma richiede alle aziende di implementare processi di due diligence effettivi, di adottare misure preventive e correttive e di assumersi responsabilità per gli impatti delle loro attività.
In sintesi, la CSDDD riflette la crescente consapevolezza che affrontare le sfide globali legate alla sostenibilità e ai diritti umani richiede un coinvolgimento attivo e responsabile del settore privato. Non si tratta più solo di rendicontare, ma di abbracciare un cambiamento sostanziale nelle pratiche aziendali, integrando i principi di sostenibilità nei modelli di business e nelle strategie operative.
Impatti della CSDDD sulla selezione dei partner commerciali
La CSDDD introduce nuovi obblighi per le imprese nella selezione e gestione dei partner commerciali al fine di prevenire, mitigare o eliminare gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente lungo l’intera catena del valore.
Secondo gli articoli 10 e 11 della CSDDD, le società dovranno adottare piani di prevenzione specifici e richiedere adeguate garanzie contrattuali ai propri fornitori e partner.
Tuttavia, qualora queste misure si rivelassero inefficaci, la CSDDD richiede alle società di astenersi dall’entrare in rapporti commerciali con i soggetti coinvolti in impatti negativi. Per i rapporti già esistenti, è prevista la possibilità di sospensione temporanea, seguita dalla cessazione definitiva in assenza di miglioramenti.
Questa disposizione potrebbe generare un aumento significativo del contenzioso legale legato a possibili abusi o interpretazioni discordanti delle disposizioni.
Ad esempio, nel contesto dell’attivazione delle misure correttive previste nella CSDDD, potrebbero sorgere contestazioni sulla mancata concessione di un periodo di grazia per l’attuazione di misure correttive o sulla valutazione dell’efficacia delle misure preventive adottate. Queste situazioni potrebbero generare incertezze legali significative, poiché le parti coinvolte potrebbero applicare interpretazioni diverse ai requisiti di conformità e alle tempistiche necessarie per l’attuazione delle misure correttive. La necessità di chiarire tali aspetti sarà cruciale per evitare conflitti e garantire una corretta applicazione della CSDDD.
Inoltre, non si può escludere che alcune società possano strumentalizzare questa disposizione per cessare prematuramente rapporti commerciali, utilizzando come pretesto la conformità alla CSDDD.
Nel caso opposto in cui una società decidesse di proseguire una relazione commerciale nonostante il divieto imposto dalla CSDDD, quest’ultima potrebbe essere ritenuta responsabile per i danni causati da mancato rispetto degli obblighi di due diligence, aprendo la strada a potenziali contenziosi legali.
Regime di responsabilità civile
L’articolo 29 della CSDDD introduce un regime di responsabilità civile che si configura in presenza di quattro condizioni: (i) la violazione degli obblighi di due diligence stabiliti dagli articoli 10 e 11 della CSDDD, (ii) la presenza di un danno concreto, (iii) il nesso causale tra la violazione degli obblighi e il danno e (iv) l’elemento soggettivo della colpa o del dolo.
È cruciale sottolineare che una società non può essere ritenuta responsabile ai sensi dell’articolo 29 se il danno è causato esclusivamente da un suo partner commerciale, ferma restando la possibilità di contestare alla stessa il mancato svolgimento di adeguate attività di due diligence. A seconda di come la disposizione sarà interpretata, la responsabilità delle imprese per le attività che si svolgono lungo la loro catena di valore potrebbe risultare più o meno estesa.
Per quanto riguarda i termini di prescrizione, ogni Stato membro ha la facoltà di definire un termine purché non sia inferiore a 5 anni.
Il regime di responsabilità delineato dalla CSDDD presenta notevoli similitudini con quanto previsto dall’art. 2043 del Codice Civile italiano in materia di responsabilità extra-contrattuale. Le analogie si riscontrano nei requisiti necessari per configurare la responsabilità, nel termine di prescrizione e nell’esclusione della responsabilità per fatti imputabili interamente a terzi.
Un aspetto significativo della CSDDD riguarda la possibilità per il soggetto danneggiato di autorizzare un sindacato o un’organizzazione non governativa per i diritti umani o l’ambiente, a intentare azioni per far valere i diritti della parte lesa. Questa disposizione si basa sul presupposto che tali entità siano meglio attrezzate per gestire cause complesse di questa natura e per mobilitare le risorse economiche necessarie per sostenere azioni legali di ampia portata. Questo riconoscimento rappresenta un passo importante verso un maggiore coinvolgimento della società civile nella promozione della responsabilità aziendale e nella tutela dei diritti umani e ambientali.
Sfide applicative
L’efficacia della Corporate Sustainability Due Diligence Directive rimane incerta in questa fase e dipenderà dalla sua attuazione pratica e da vai fattori, come la definizione di “catena del valore”, l’esercizio dei diritti spettanti ai soggetti privati danneggiati e l’efficacia dei meccanismi di supervisione pubblica.
Definire i confini di una catena di attività e, di conseguenza, l’ambito della due diligence non è un compito semplice, specialmente per quanto riguarda le relazioni con i partner commerciali indirettamente coinvolti nei processi produttivi, con i quali non esistono accordi commerciali diretti.
Un altro aspetto critico riguarda il rischio di una compliance meramente formale, senza un reale impegno sostanziale verso gli obiettivi delle normative europee in materia di sostenibilità e responsabilità di impresa.
Inoltre, esiste un concreto rischio di riorganizzazioni societarie strategiche volte ad eludere gli obblighi normativi, come l’esternalizzazione delle operazioni più inquinanti ai fornitori; rischio che il legislatore dell’Unione Europea ha cercato di mitigare estendendo gli obblighi di due diligence alle società controllate e alla catena di attività.
La CSDDD potrebbe anche comportare la delocalizzazione delle attività produttive in Paesi con regolamentazioni meno severe o costi di conformità più bassi. Se le misure necessarie per garantire la conformità alla direttiva sono percepite come eccessivamente onerose e il grado di applicazione da parte dei fornitori situati in altre parti del mondo è inferiore, potrebbe verificarsi una delocalizzazione produttiva anche verso aree al di fuori dell’Unione Europea, con conseguente aumento dei costi di approvvigionamento.
La CSDDD affronta parzialmente questo rischio estendendo gli obblighi anche alle imprese di Paesi terzi con attività rilevanti nell’Unione Europea e incentivando il coordinamento tra le autorità di vigilanza nazionali nelle loro pratiche di supervisione per garantire un’applicazione uniforme.
È fondamentale che il coordinamento tra le autorità di vigilanza nazionali nelle loro pratiche di supervisione e nelle strategie di applicazione della CSDDD garantisca condizioni di parità preservando la competitività delle imprese europee.
Effetti economici
Un altro aspetto significativo riguarda i costi che le imprese dovranno sostenere per istituire procedure efficaci di due diligence di sostenibilità e monitorare costantemente la loro applicazione.
L’entità di tali costi varierà in base a diversi fattori, tra cui il livello di maturità dei processi già in atto per rendere il business più sostenibile e la disponibilità di personale con competenze specifiche in ambito ESG all’interno dell’azienda. In assenza di tali competenze interne, le aziende dovranno ricorrere a consulenti esterni, dovendosi escludere la possibilità di delegare queste attività a soggetti privi di esperienza, data la rilevanza dei rischi economici e reputazionali associati a a un mancato o scorretto adeguamento agli obblighi imposti dalla CSDDD.
Secondo un’indagine condotta dall’Istat, quasi il 60% delle grandi imprese italiane sta già integrando considerazioni di sostenibilità ESG nella propria strategia aziendale. Anche alcune piccole e medie imprese hanno iniziato a ridurre l’impatto ambientale e sociale dei loro processi produttivi, spesso in risposta alle richieste degli stakeholder o riconoscendo il potenziale di questo cambiamento e cercando di sfruttare i vantaggi competitivi di un approccio proattivo.
Le iniziative più comuni includono investimenti nella produzione di energia rinnovabile, l’acquisto di veicoli elettrici o ibridi, e interventi per ridurre il consumo energetico e migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Questi sforzi non solo dimostrano un impegno verso la sostenibilità, ma possono anche tradursi in vantaggi economici e reputazionali per le aziende coinvolte.
Infatti, la CSDDD comporta anche effetti economici positivi e creazione di valore aziendale. Un miglioramento nei processi interni potrebbe tradursi in migliori performance economiche, i dipendenti potrebbero sentirsi più soddisfatti nel lavorare per aziende impegnate nella crescita sostenibile, con maggiore sicurezza e migliori condizioni lavorative. Inoltre, la pressione per adottare sistemi di gestione più avanzati può portare a significativi miglioramenti organizzativi. I consumatori, a loro volta, potrebbero essere più propensi ad acquistare prodotti e servizi da aziende responsabili e anche le condizioni di credito potrebbero risultare più favorevoli per queste imprese.
Conclusioni
La CSDDD rappresenta un passo fondamentale verso l’integrazione della sostenibilità nelle pratiche aziendali europee. Sebbene la sua attuazione presenti sfide significative, la CSDDD offre anche opportunità per le imprese di migliorare la loro governance, i loro processi ambientali e sociali.
L’impatto economico della direttiva potrebbe essere duplice: da un lato, le società dovranno affrontare costi iniziali per l’attuazione delle procedure di due diligence; dall’altro, queste stesse misure possono tradursi in vantaggi competitivi, migliorando la reputazione aziendale e la soddisfazione dei dipendenti e favorendo relazioni più forti con gli stakeholder.
In conclusione, la CSDDD costituisce un’opportunità per le imprese europee di rivedere e rafforzare le loro pratiche di sostenibilità. Le imprese che sapranno adattarsi a questo nuovo contesto normativo non solo contribuiranno a un futuro più sostenibile, ma potranno anche posizionarsi come leader nel loro settore.