Palermo, 27 agosto 2025 – La Corte di giustizia europea è chiamata a decidere se il sistema delle proroghe delle concessioni per gli i piccoli operatori del bingo violi o meno le norme sulla concorrenza dell’Unione europea. E’ questo l’effetto di una ordinanza del Consiglio di Stato che rimanda alla Corte europea la decisione su un ricorso presentato da tre concessionari rappresentati dall’avvocato Alessandro Dagnino, managing partner di Lexia. La Corte ha chiesto allo studio legale una relazione scritta sulle questioni sollevate che i legali dovranno presentare entro novembre. Quindi ci sarà il giudizio.
Una questione che parte da un ricorso al Consiglio di Stato che ha sollevato con due diverse sezioni due questioni pregiudiziali in relazione alla proroga delle concessioni del bingo e alla compatibilità con il diritto europeo. Il primo ricorso, era stato presentato da un operatore sempre rappresentato dall’avvocato Dagnino, ed è stato già deciso dalla Corte di giustizia Ue con la sentenza del marzo scorso, con la quale è stata dichiarata la non compatibilità del regime di proroga tecnica delle concessioni del bingo sulla base della applicazione della “direttiva servizi” dell’Unione europea che prevede che le concessioni di servizi, come sono quelli del bingo, non possono essere prorogate a meno che questo non avvenga a condizioni analoghe a quelle della concessione originaria, laddove nel sistema italiano le proroghe avvenivano a titolo oneroso con canoni crescenti e con stringenti limitazioni come il divieto di trasferimento delle sale e il divieto di partecipazione alle future gare per i non aderenti alla proroga.
Il secondo rinvio pregiudiziale, invece, parte da una altra sezione del Consiglio di Stato. A seguito di questo rinvio pregiudiziale la Corte di giustizia ha chiesto al Consiglio di Stato se intendesse assorbita l’ulteriore domanda di interpretazione del diritto europeo tenuto conto di quanto già deciso con la prima sentenza.
Il Consiglio di Stato ha confermato con una apposita ordinanza che questa seconda questione non è assorbita dalla prima decisione della Corte di giustizia Ue perchè i motivi del secondo rinvio pregiudiziale sono diversi, in quanto contestano la compatibilità della normativa italiana con i principi della libera concorrenza stabiliti dai trattati dell’Ue. Quindi una questione molta più radicale perché con essa si ipotizza che il sistema italiano alteri la concorrenza dando vantaggio ai grandi operatori e andando a svantaggio dei piccoli operatori, quali sono i ricorrenti, inibendo il loro diritto di stare sul mercato.
“Nonostante la decisione di marzo scorso abbia già accolto le ragioni dei nostri assistiti, abbiano chiesto e ottenuto dal Consiglio di Stato di andare più a fondo ipotizzando la violazione delle norme della concorrenza Ue e non solo di una direttiva comunitaria; adesso la Corte di giustizia europea dovrà decidere anche sulla seconda causa che è stata portata avanti dai piccoli operatori che ho rappresentato e che contesta radicalmente il comportamento dell’amministrazione”, commenta l’avvocato Alessandro Dagnino.