Indagini del Fisco sui conti delle società: giusto estenderli ai familiari? Il prof. avv. Alessandro Dagnino illustra la questione

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Nella nuova puntata della rubrica del TgMed di Trm il professore e avvocato tributarista Alessandro Dagnino, managing partner di LEXIA Avvocati, illustra il potere di indagine del Fisco sui conti delle società e la possibilità che i controlli dell’amministrazione finanziaria si estendano anche ai familiari dei componenti delle società oggetto dell’indagine.

I versamenti o i prelievi dai conti correnti che non siano accompagnati da un idoneo documento giustificativo vengono ritenuti dal Fisco ricavi non dichiarati. Nella rubrica, l’avvocato Dagnino spiega l’assunto su cui si fonda tale presunzione. Successivamente questi esamina come l’Erario possa estendere i controlli anche ai familiari dei componenti della società presupponendo che le operazioni elusive possano essere svolte a mezzo dei congiunti.

“La Corte di Cassazione – ha spiegato a questo riguardo Alessandro Dagnino – ha dato sostegno alla posizione più garantista sviluppatasi nella giurisprudenza affermando che il Fisco non può, in virtù del mero rapporto di parentela, estendere le indagini finanziarie ai rapporti di conto corrente appartenenti agli stessi congiunti. Per poter fare ciò il Fisco deve addure degli indizi volti a documentare che i parenti abbiano messo a disposizione i proprio conti correnti per consentire alla società di incassare somme non dichiarate. Tale soluzione – ha chiosato l’avvocato – è preferibile perchè pone un argine al potere di indagine, altrimenti illimitato, del Fisco”.

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